Scuola e allenamento, allenamento e scuola. La prossima sfida, per Anna Mei, sarà in giugno in provincia di Verbania, dove tenterà l’Everesting, nel quale la stessa salita viene ripetuta tante volte quanto bastano per fare un dislivello pari all’altezza del Monte Everest (8848 metri). In settembre, sempre in sella alla bici, proverà invece il “Capital to capital” su strada: “Ho scelto di collegare San Marino e Roma. Farò l’andata e poi il ritorno”. Milanese, cinquantuno anni, la ciclista è arrivata in Romagna per amore nel settembre scorso: “Dopo un anno su e giù, ho deciso che era il caso di fermarmi. Ora vivo a Lugo ma presto abiterò a Ravenna, dove insegno italiano, inglese ed educazione fisica alla scuola primaria Morelli”.
Ed è proprio al Morelli, coinvolgendo colleghi, alunni e genitori, che Anna ha portato la sua battaglia di solidarietà per i bambini affetti dall’epidermiolisi bollosa, una rara e invalidante malattia genetica che provoca bolle e lesioni sulla pelle e nelle mucose interne: “Ho conosciuto i cosiddetti bambini farfalla nel 2011, durante una 24 ore a Cesenatico, percependo tutta la solitudine e il senso di abbandono delle famiglie. In quel momento ero molto visibile e mi sono chiesta: perché non mettere qualche farfalla sulla maglia? Poco a poco, l’impegno è stato sempre più forte. Oggi, nelle gare alle quali partecipo, raccolgo fondi per l’associazione Debra Sud Tirolo“.
Per Natale una raccolta è stata organizzata anche a scuola, dopo che i bambini hanno partecipato alla lettura del libro “Oltre le nuvole” di Elisa Vincenzi, una storia nella quale le protagoniste sono – non a caso – una bicicletta e delle farfalle: “Sull’onda delle suggestioni e dei significati del libro, prepareremo anche dei lavoretti che gli alunni venderanno alla festa di fine anno della scuola. Sono felice perché intorno al mio progetto si è mossa subito molta solidarietà”.
E mentre pensa a fare del bene, Anna non smette di allenarsi. Perché le sfide e i record battuti (è stata, tra le altre cose, vincitrice della Coppa del Mondo 24h ultracycling UMCA nel 2012) non le bastano: “Sono una che stenta a fermarsi. E a livello fisico, ancora non percepisco l’età che ho. La mia dottoressa mi ha detto che presto entrerò in una nuova fase, quella della menopausa, che porterà con sé molti cambiamenti. In effetti sono poche le donne della mia età che praticano un’attività sportiva come la mia. Io, però, finché mi sentirò bene terrò duro. Cambierà qualcosa a breve? Ci andrò dietro. Per ora, non mi voglio fasciare la testa”.
Non è facile, del resto, che una donna molli in una disciplina come l’ultracycling: “Non vedo mai vie di mezzo, quando è una donna a pedalare. Le donne non si arrendono mai. Magari nelle gare ne vedi cinque, contro sessanta uomini. E magari arrivano dopo. Ma state certi che arrivano. Questo non è uno sport per tutte, ci vogliono di base delle caratteristiche che difficilmente si possono acquisire. Il resto, certo, lo fanno per il sessanta per cento l’allenamento e per il quaranta la testa”.
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