«L’ennesimo accanimento contro nostra figlia. Eleonora deve combattere ancora a causa di persone che non l’hanno mai vista e che si permettono di dire quanto vivrà”. Sono le parole di Benedetta Carminati, la mamma di Eleonora Gavazzeni, undici anni, danneggiata durante il parto a Rovigo e oggi tetraplegica e cieca.
La famiglia, che vive a Ravenna da qualche anno per permettere alla bambina di essere seguita dal Centro iperbarico, è stata protagonista di un sentenza a dir poco storica, quella che l’ha vista ottenere un risarcimento di 4 milioni e 693mila euro, che però giace in un conto corrente bloccato dal giudice.
Gli assicuratori dei Lloyd’s e dall’Am Trust Europe Limited – condannati a pagare insieme alle due ginecologhe Dina Paola Cisotto e Cristina Dibello (assolte in primo grado e condannate in Appello) – hanno infatti fatto presentato ricorso oggi a Venezia, portando la perizia di un neonatologo che sostiene come Eleonora abbia un’aspettativa di vita breve (tra i dieci e i vent’anni) e come, quindi, i suoi genitori debbano restituire parte del risarcimento.
“Nostra figlia – spiega Benedetta – assume farmaci epilettici per prevenzione ma non ha crisi, non è attaccata a un respiratore, beve e mangia per bocca. Ha una disabilità cagionata dalla negligenza delle due ginecologhe che la fecero nascere ma nessuno può permettersi, senza visitarla e basandosi solo su statistiche, di stabilire quanto potrà andare avanti. Che le compagnie assicurative condannate non avessero accettato la sentenza lo avevamo messo in conto ma questa mossa, a me e a mio marito Davide, pare davvero squallida e vergognosa. Speriamo, come sostiene il nostro legale Mario Cecchetti, che il giudice possa non ammettere questa perizia”.
Nel frattempo, a causa del risarcimento ancora non fruibile, la famiglia di Eleonora sta continuando a sostenere spese su spese: “La piscina, la fisioterapia, l’ossigenoterapia iperbarica. Tutte spese che continuiamo ad accollarci. Abbiamo anche bisogno di cambiare casa, ci servono un bagno più grande e un sollevatore. Ma quei soldi ancora non possiamo usarli”.
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