Rimini, nasce la nuova Tin: “Per curare i bambini bisogna occuparsi di tutta la famiglia”

“Per curare i bambini dobbiamo occuparci delle loro famiglie ma anche degli operatori. Per curare i bambini serve un reparto bello, umanizzato, in cui non ci si accorga di essere in ospedale, in cui i confini rispetto a quel che c’è fuori siano sfumati”. Gina Ancora, primario della Terapia intensiva neonatale dell’Infermi di Rimini – punto di riferimento della Romagna – parla così di quella che da marzo sarà la nuova Tin, spostata al Dea con spazi più adeguati, attrezzature nuove e un ambiente più vicino alle persone (le foto sono state gentilmente concesse dalla fotografa Magdalena Paszkowska)

“Il modello è misto – spiega la dottoressa – nel senso che comprende stanze singole per il neonato intensivo e spazi comuni per le cure minime. Tutto sarà più confortevole perché nel nuovo reparto abbiamo davvero dato piena espressione a quello che è il nostro approccio da anni: un’assistenza globale alla famiglia del neonato. Non a caso, per le mamme e i papà, sono state studiate soluzioni ad hoc, parlo per esempio delle poltrone reclinabili che sono accanto a ogni postazione intensiva, dove si può praticare il “pelle a pelle”, dove si può allattare e ci si può riposare accanto al proprio bambino. Ma parlo anche del soggiorno con cucina, adiacente al reparto, dove le famiglie possono rimanere per rilassarsi o mangiare, o dei dieci posti letto per le donne che allattano”.

Gina Ancora

Un altro elemento innovativo è la cosiddetta “family room”, una sorta di micro-appartamento dotato di bagno, angolo cottura e letti (anche per i fratelli o le sorelle) dove la famiglia, prima di uscire ufficialmente dall’ospedale, può trascorrere qualche giorno per le prove generali delle dimissioni: “Il momento in cui si passa da un ambiente altamente tecnologico come la Tin a quello in cui si rientra a casa è molto delicato, ecco perché abbiamo pensato a uno spazio cuscinetto in cui favorire e accompagnare questo importante passaggio”.

I posti letto per i neonati ricoverati resteranno 22 ma si potranno accogliere più facilmente fino a 24 bambini: “Abbiamo anche predisposto due stanze per i lattanti. Dopo che i bambini prematuri vengono dimessi, infatti, può capitare che debbano tornare da noi perché magari contraggono una delle tipiche infezioni invernali. In quel caso, essendo cresciuti, hanno bisogno di letti più grandi ai quali abbiamo attentamente pensato. E non è mancato uno sguardo attento ai bambini che devono essere operati per malformazioni o altre patologie: spostarli in sala operatoria dalla Tin, abbiamo verificato, può essere rischioso. Ecco perché abbiamo realizzato una stanza chirurgica in Terapia intensiva neonatale, dove le équipe si trasferisce per eseguire l’intervento“.

La “stanza di Giovanni”, dal nome del figlio del presidente de “La prima coccola” Alessandro Marchi, è stata decorata come fosse un bosco: “L’associazione dei genitori è stata fondamentale in questo percorso, sia perché ha raccolto i fondi, sia perché ha pensato insieme a noi a elementi di bellezza, sobri, rilassanti e non intrusivi. Quando si entra in Tin, non ci sono più i quadrati bianchi al neon ma luci soffuse e indirette, grazie a pannelli retro-illuminati con disegni morbidi”.

Il progetto, che ha richiesto molto impegno e molta dedizione, per Ancora è un sogno realizzato ma soprattutto un punto di partenza: “Per curare meglio i bambini serviva questo. Ho voluto anche un pianoforte all’ingresso, chiunque ha voglia di suonare venga a farlo. In questo momento abbiamo 17 bimbi ricoverati: mentre la natalità è in calo, sono in aumento – o quando va bene sono stabili – i prematuri. Qui ricoveriamo anche i neonati di qualche centinaia di grammi, qui trattiamo anche i casi più complicati. Più siamo attenti ed accoglienti, meglio è”.

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