Sono sempre più forti e determinate, in questi giorni, le voci di chi invoca un rientro a scuola dei bambini dopo due mesi di chiusura. Da Ravenna è partita la petizione “Salviamo la scuola!” per chiedere al Governo che si ragioni sulla data della riapertura e per sottolineare come la didattica a distanza non possa sostituire le attività in presenza. Tra i primi firmatari ci sono genitori, educatori, psicologi, insegnanti. Una di loro è Soheila Soflai Sohee, mamma di due bambini: “Siamo sconcertati dal fatto che il tema sia stato messo da parte: come si può pensare di continuare a mettere bambini e ragazzi davanti a uno schermo, considerando quella modalità equivalente alle ore di scuola? La didattica in presenza è imprescindibile, il diritto all’istruzione in questo momento non è garantito“.
Tra le voci più battagliere del momento c’è anche Raffaele Iosa, ispettore scolastico ravennate: “Da quando è scoppiato il Coronavirus, i bambini sono letteralmente scomparsi dall’agenda. Tolta la drammatica questione dei genitori che devono comunque lavorare, per i più piccoli la tragedia è doppia: sono rimasti senza scuola e chiusi in casa. Io non mi aspettavo, per dirla alla Spinoza, tutta questa ‘passione generosa’ da parte degli insegnanti, che hanno dimostrato reazione e hanno lavorato per rimanere vicini agli alunni. Ma, lo stesso, noi adulti abbiamo enormi debiti verso i bambini, che vanno risarciti”.
Per Iosa è paradossale che manchi del tutto una riflessione scientifica e pedagogica sull’argomento: “Ho letto la ricerca condotta a Vo’ Euganeo dal professor Andrea Grisanti, che sostiene il fatto che i bambini non si ammalano. Se è così, allora non sono nemmeno infetti. Qui, invece, da tutte le parti li si continua a considerare degli untori. Io non so se Gridanti abbia ragione, non mi permetto. Ma se fossi il presidente del Consiglio, gli farei estendere lo studio a molte altre realtà. D’altro canto, c’è un problema psicologico e pedagogico importante: i bambini sono tornati a essere solo figli, mentre serve loro anche quella che chiamo la ‘bambinità’, che significa giocare a palla, socializzare, fare sport. Ho letto la proposta danese per la riapertura, così come sappiamo tutti che il Veneto sta ragionando sul da farsi”.
Più scettico, Iosa, lo è sul tema del via libera ai centri estivi: “Va bene tutto ma in questo modo sembra che dobbiamo solo scaricare i figli perché giochino. No, qui c’è bisogno di ripristinare la relazione con gli insegnanti e gli educatori. I bambini hanno bisogno di rivedere maestri e maestre affinché, a settembre, non abbiano un vuoto alle spalle. Ho proposto l’idea di modelli sperimentali in cui, in maniera volontaria, ci si possa incontrare di nuovo, per esempio nei parchi. Il mio slogan resta ‘liberare i bambini’: per la loro salute mentale il rientro a scuola è necessario. Dopo l’atto di amore degli insegnanti che si sono buttati nella didattica a distanza, è il momento del coraggio, di abbandonare la paura e di rischiare“.
(Per seguire la petizione e i temi portati avanti si può seguire la pagina Facebook “Mio figlio va a scuola” o scrivere a miofigliovaascuola@gmail.com).
In questo articolo ci sono 0 commenti
Commenta