Dal gioco dei bambini possono nascere relazioni, esperienze di integrazione, partecipazione. Ne è convinta Emanuela Capellari di Acer Ravenna, che sabato 3 ottobre, nel webinair “Gioco e/è benessere”, porterà due esperienze attive nel Ravennate.
Nel primo caso di tratta di via Fornarina a Faenza, dove un condominio fatiscente è stato riqualificato non solo a livello estetico e tecnologico ma anche a livello sociale: cinque anni fa, infatti, sono state attivate, vista la presenza di moltissimi bambini, attività ludiche negli spazi comuni: “Attraverso i più piccoli, che hanno iniziato a incontrarsi superando le barriere tra le oltre 15 nazionalità presenti, anche i grandi si sono conosciuti. Un’esperienza che poi, grazie a una ragazza di origine marocchina, è proseguita nello sportello solidale che, in collaborazione con i servizi sociali, porta avanti le istanze delle famiglie con bambini”. Via Fornarina è diventato, nel tempo, un fiore all’occhiello, un polo sperimentale di progetti di buon vicinato.
Casa Volante, in via Fiume a Ravenna, nasce invece dall’idea di una mamma, Daniele Orefice, di sfruttare uno spazio utilizzato da Acer come magazzino per fare incontrare i bambini: “Nei condomini dell’edilizia residenziale pubblica – prosegue Capellari – è da sempre difficile giocare, non tanto per la mancanza di spazi quanto per certe resistenze da parte dei più anziani, che richiedono spesso una nostra mediazione. Daniela, coinvolgendo Arci, si è attivata per organizzare laboratori, aiuto compiti, baby sitteraggio il sabato mattina. Il sogno è che quello spazio diventi un luogo di ritrovo per tutta la strada, che dal diritto al gioco si passi, come in parte sta già avvenendo, a una partecipazione più ampia degli inquilini”.
Il Covid, negli ultimi tempi, ha chiaramente messo alla prova esperienze ad alto impatto sociale come queste: “In via Fornarina è stato necessario chiudere gli spazi comuni, perché non si poteva garantire una sanificazione. E in cortile, in corrispondenza con l’aumento dei contagi, si vedono molti meno bambini. In via Fiume è stato più facile, dopo il lockdown le attività sono ripartite anche sull’onda della passione di Daniele, che grazie a questo progetto ha ritrovato entusiasmo e gratificazione”.
Entrambe le esperienze dimostrano comunque, secondo Capellari, che dal gioco si può partire per migliorare i rapporti di interi quartieri: “Stiamo puntando proprio a questo, a una partecipazione sempre maggiore. Se le persone si sentono protagoniste, si attivano”.
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