“Sul diabete le scuole siano autonome, per il benessere dei nostri figli”

«Siamo convinti, da anni, che la scuola, in materia di gestione del diabete, debba essere autonoma. Ma il Covid ha senza dubbio amplificato questa esigenza». Rita Lidia Stara, presidente della Federazione Diabete Emilia-Romagna, parla sempre da mamma. Da mamma di due figli che hanno avuto l’esordio della malattia rispettivamente a due e tredici anni.

La sua esperienza personale l’ha portata a maturare l’idea che il personale scolastico, se adeguatamente formato e attrezzato, possa fare la differenza in tanti sensi: «Prima di tutto sul benessere dei bambini diabetici, per i quali è sempre problematico, se non traumatico, essere raggiunti a scuola, ogni volta, da un infermiere diverso, chiamati fuori dall’aula, separati dai compagni. E poi sull’ottimizzazione dei servizi: un infermiere dell’assistenza domiciliare, con tutto il bisogno che c’è, potrebbe benissimo essere impiegato altrove».
In regione, tutto sommato, la situazione è comunque buona: “In linea generale posso dire che, quando siamo andati a formare il personale, abbiamo trovato disponibilità. Quando gli insegnanti sono consapevoli, sanno di cosa stiamo parlando e sanno gestire un caso, per il quale non è necessaria, va ribadito, una competenza sanitaria, hanno un enorme valore aggiunto. Porto l’esempio recente di un bimbo di sette anni le cui maestre si sono accorte che, in classe, mangia di nascosto, procurandosi delle iperglicemie. Senza la loro preparazione e sensibilità, forse, quella situazione non sarebbe stata segnalata. A danno, ovviamente, della salute dell’alunno».
Stara se la ricorda bene, nel 2000, la paura che il suo primogenito potesse andare in crisi, ogni giorno alla scuola dell’infanzia, davanti all’infermiere di turno: «Ci sono famiglie che pensano sia un privilegio avere una figura sanitaria che va a scuola per il proprio figlio. Non è così. Quello è un vuoto da riempire, un buco da colmare nell’interesse del bambino, che ha il diritto di rimanere in classe e continuare la sua giornata con i compagni pur se deve fare l’insulina. Oggi, tra l’altro, le cose sono molto migliorate. Il genitore, da casa o dal lavoro, può vedere il livello di glicemia del figlio, mandare un WhatsApp alla maestra, che deve solo schiacciare un pulsante».
L’altro aspetto degno di nota, in Emilia-Romagna, è che ora le scuole dove c’è un bambino o un ragazzo con diabete (dove, comunque, il servizio di supporto infermieristico è sempre garantito in caso di necessità) saranno presto dotate del glucagone spray, il farmaco salvavita da somministrare in caso di ipoglicemia grave: «La Regione è stata virtuosa nel fornirlo di tasca propria. Del resto in formula iniettiva creava delle resistenze e oggi, d’altro canto, chiamare un’ambulanza può risultare complicato visto il periodo che stiamo attraversando».

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