Ravenna , la direttrice Francesca Bravi vuole un ospedale a misura di mamma

Guida il Santa Maria delle Croci da Febbraio e si è buttata subito nel progetto di una nuova palazzina maternità, in grado di conciliare benessere e attenzione alla persona. La dottoressa è mamma di una bimba di otto anni: “Ostacolo per il lavoro? Macché: incentivo a fare meglio”

RAVENNA – «Ho lavorato per diverso tempo sul tema dell’umanizzazione, credo fermamente che l’immagine che l’ospedale ha nella città sia di grande importanza e in questo senso la pandemia ci ha dato ulteriori conferme: lo stress-test del Covid è anche servito a capire quanto sia fondamentale che la sanità pubblica funzioni bene».

Francesca Bravi, alfonsinese, dal primo febbraio di quest’anno è direttrice del presidio ospedaliero di Ravenna: «Per cinque anni ho lavorato all’azienda ospedaliero-universitaria Sant’Anna di Ferrara, dove ero responsabile per i settori accreditamento, qualità, ricerca e innovazione. Un’esperienza molto in linea con le mie aspirazioni, visto che venivo da un dottorato sulla valutazione dei servizi sanitari, e che mi ha fatto crescere molto. Quando ho ricevuto la proposta per lavorare a Ravenna, dove vivo, eravamo a cavallo tra la seconda e la terza ondata. Ma non ho avuto paura, solo voglia di far bene e metterci del mio. A me piace l’ospedale perché amo stare sul campo, essere pragmatica, toccare con mano i problemi delle persone, i bisogni della popolazione. Ecco perché qui, a occuparmi di organizzazione, gestione e governo clinico sto bene: è bello riuscire a cambiare le cose in corso d’opera».

Mamma di una bambina di otto anni, Francesca Bravi non ha incontrato l’ostacolo della conciliazione lavoro-famiglia: «Sono fortunatissima perché posso contare sull’aiuto di quattro nonni. Certe scelte lavorative, altrimenti, non le avrei potute forse fare. Certo è che non ho mai considerato mia figlia un ostacolo, al contrario un incentivo a fare meglio. So che sono importanti il tempo e la qualità dello stare insieme. Ma conta, per i bambini, anche l’esempio dei genitori. Quando ho iniziato la la mia vita da pendolare tra Ravenna e Ferrara mia figlia aveva solo due anni. Ma è stata una spinta a essere ancora più motivata».

Tra i progetti dei quali la direttrice si sta occupando c’è quello, ambizioso, della Palazzina maternità, infanzia e adolescenza, dove finiranno sia la parte dell’Ostetricia che quella della Pediatria: «Stiamo lavorando con i clinici e i tecnici anche ad ampio raggio, includendo anche i professionisti del territorio, per esempio dei Consultori e della Neuropsichiatria infantile. Tenendo conto che siamo anche sede del corso di laurea in Medicina e Chirurgia, la Palazzina avrà sicuramente una parte dedicata alla ricerca e alla possibilità di fare formazione sul campo, anche attraverso i tirocini. Dovrà essere un luogo attento al verde, all’impatto climatico, insomma con una visione a 360 gradi che tenga in seria considerazione gli aspetti ecologici. Un luogo di cura, attento e accogliente, dove ci si possa sentire a casa, integrato con la città».

Alla base del progetto, ci sono diverse riflessioni, non da ultima il fatto che al momento, al «Santa Maria delle Croci», i settori dedicati alla nascita e all’infanzia sono tra i più vecchi: «A Ravenna, ogni anno, circa 260 donne scelgono di andare a partorire altrove. Registriamo, comunque, 1.500 parti l’anno, numeri ai quali si aggiungono i 10.000 accessi al pronto soccorso pediatrico e i 5.000 al pronto soccorso ostetrico-ginecologico. Cifre importanti, che ci impongono di fare meglio, circondati da più bellezza. Entro l’autunno contiamo di presentare il progetto alla Regione. Io immagino un luogo dove l’umanizzazione non sia solo quella dei muri ma abbia a che fare con l’empatia del personale, che andrà formato ad hoc, e la visione bio-psico-sociale del lavoro e delle persone».

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