Un rifugio accogliente, sicuro e segreto; assistenza psicologica e giuridica; un kit d’emergenza per consentire alla donna e ai suoi bambini di far fronte alle prime necessità nei giorni immediatamente dopo l’allontanamento. È il percorso che hanno messo a punto assessorato al Welfare del Comune di Modena e l’Associazione Casa delle donne contro la violenza per far fronte alla prima accoglienza in emergenza delle donne maltrattate.
“Trovata la forza di denunciare le botte e i soprusi magari rivolgendosi al Pronto soccorso o al Polo sociale del territorio, i primi giorni dopo l’allontanamento dall’ambiente delle violenze sono spesso i più difficili per le donne maltrattate – afferma l’assessora al Welfare Giuliana Urbelli -. Sono giorni in cui le donne rischiano di trovarsi sole ad affrontare la difficile scelta di intraprendere un nuovo percorso di vita o rientrare a casa; una scelta su cui oltre all’incertezza del domani, rischia di pesare la condizione di solitudine in cui vengono a trovarsi e spesso anche le difficoltà economiche. Per questo, dando attuazione a un ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale in occasione della Giornata internazionale del 25 novembre insieme all’Associazione Casa delle donne, abbiamo deciso di sperimentare una nuova modalità di gestione della fase di emergenza. La prima accoglienza non avviene più nella solitudine di una stanza d’albergo, ma nella camera di una struttura consolidata e dedita all’ospitalità, dove la donna potrà sempre trovare un sostegno, per consentirle di scegliere consapevolmente e liberamente”.
Nel rifugio, che si trova a Modena, in un luogo che deve rimanere segreto per tutelare la sicurezza delle ospiti, le donne, insieme ai loro bambini, arrivano subito dopo l’allontanamento dall’ambiente violento, in attesa di una valutazione da parte delle operatrici del Centro antiviolenza e in vista di un possibile ingresso in Casa rifugio concordato con il Servizio sociale. La permanenza in questo luogo dura, salvo casi eccezionali, solo poche settimane, il tempo per valutare la convinzione della donna ad allontanarsi dalla vita precedente.
Si tratta quindi di una sistemazione temporanea, dove viene attuato un primo accompagnamento in cui le donne ricevono assistenza psicologica e giuridica da parte delle associazioni e si provvede anche alla loro sussistenza materiale attraverso la fornitura di un ‘kit d’emergenza’. Oltre a generi alimentari, il kit può comprendere una serie di generi di prima necessità, come sapone, shampoo, dentifricio, assorbenti e pannolini per bambini, carta igienica, spese per medicinali o ricariche telefoniche. In questo modo le ospiti non sono devono per forza uscire dalla struttura che le accoglie per provvedere alle loro esigenze immediate e si fornisce loro anche assistenza materiale. “Spesso infatti – aggiunge Urbelli – a maltrattamenti e dipendenza psicologica si accompagna anche la dipendenza economica e per alcune di queste donne separarsi dal proprio aguzzino significa trovarsi nelle ristrettezze più complete”.
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