Adesso è ufficiale, la dipendenza dai videogiochi è una malattia mentale. A certificare come patologia una delle ludopatie più diffuse dei nostri tempi è stata l’Oms, l’Organizzazione mondiale per la sanità. Precisamente, quello che in inglese viene definito “gaming disorder” è stato inserito nel capitolo sulle patologie mentali dell’International classification of diseases, l’elenco ufficiale delle malattie – ve ne sono 55mila – il cui aggiornamento è stato appena pubblicato.
La dipendenza da gioco digitale, che colpisce sempre più bambini e adolescenti, consiste in “una serie di comportamenti persistenti o ricorrenti che prendono il sopravvento sugli altri interessi della vita”. Altre caratteristiche peculiari, come ha spiegato un portavoce, sono: “Anche quando si manifestano le conseguenze negative dei comportamenti non si riesce a controllarli” e “il fatto che portano a problemi nella vita personale, familiare e sociale, con impatti anche fisici, dai disturbi del sonno ai problemi alimentari”.
Nei giorni scorsi la Sip, la Società italiana di pediatria, si era raccomandata di evitare di dare tablet e telefonini ai bambini prima dei due anni di età. Per i più grandi, invece, il limite massimo consentito è stato fissato in un’ora al giorno. Tra i possibili effetti negativi sulla salute a causa dell’uso prolungato di questi dispositivi vi sono: aumento di peso corporeo, problemi comportamentali, alterazione del ciclo sonno/veglia, problemi di vista (come lo strabismo) e di udito (alterata percezione dei suoni) e interferenze nello sviluppo del linguaggio e nella socializzazione, scarso profitto scolastico e sviluppo cognitivo ritardato.
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