Il maestro: “La canzoncina a Renzi? Bambini vittime”

E voi, da mamme e papà, che idea vi siete fatti degli scolari della scuola di Raiti che hanno accolto il premier Matteo Renzi cantandogli la canzoncina? Polemiche politiche a parte, Romagna Mamma ha chiesto un parere ad un maestro, Alex Corlazzoli: uno di quei maestri illuminati, per i quali portare gli scolari sotto la chioma di un albero a leggere la Costituzione è cosa normale. Corlazzoli è infastidito da quella che chiama la “tournée propagandistica del primo ministro”.
Alex, stamattina in classe hai affrontato l’argomento con i tuoi alunni?
“No, è un tema che va trattato con le pinze. Quando la mattina apro il giornale con i bambini, parliamo di politica con la ‘p’ maiuscola. Le pagine dedicate ai piccoli dibattiti e ai palcoscenici le lasciamo in un angolo. Ciò non toglie che quando una delle mie alunne ha aperto ‘La Stampa’, sia rimasta sorpresa dal titolo dell’articolo che parlava proprio di Renzi a Raiti. Lo ha letto ridendo e io le ho chiesto di rifletterci sopra.

Alex Corlazzoli

Oggi pomeriggio mi dirà cosa ne pensa”.
Che cosa ti ha infastidito di più della vicenda?
“La scuola non ha bisogno di questi teatrini in salsa natalizia, di queste recite. Non mi si venga a dire che la visita di Renzi non era stata concordata, programmata. Il premier può venire a scuola da noi in provincia di Cremona: che suoni pure il campanello un mercoledì. Ma senza preavviso e senza telecamere”.
Credi ci siano colpe da imputare ai tuoi colleghi siciliani?
“No, gli insegnanti sono vittime di un modello di servilismo nei confronti dell’autorità. Forse, in loro, è mancato un po’ di senso critico ma non mi sento di puntare il dito: è il sistema ad esser sbagliato, non si è mai attenti ad entrare nel merito delle questioni, ci si ferma in superficie”.
I bambini che cosa rischiano, ad essere coinvolti in simili iniziative?
“C’è da chiedersi se i bambini conoscessero il significato delle parole della canzone. Quando hanno intonato che affidano a Renzi i loro sogni a ritmo di blues, che cosa hanno capito? Perché la canzone non è stata cantata dalla preside, dagli insegnanti e dai bidelli? Invece no, hanno preferito usare i bambini”.
Associ l’episodio a particolari periodi storici?
“Non voglio fare come Grillo che ha fatto accostamenti all’epoca fascista. Sarebbe retorico e sarebbe come appiccicare delle facili etichette. Sto leggendo una pubblicazione su una colonia cremasca in Liguria per il mio prossimo libro: è chiaro che c’erano le visite di alcuni comandanti fascisti. Ma credo che dobbiamo andare oltre”.
Bambini vittime: e invece, che cosa bisognerebbe fare?
“Costruire insieme a loro dei percorsi. In classe ho avuto bambini tifosi di Berlusconi, un altro è un fan di Renzi. Io non prendo posizioni ma il mio compito è accompagnarli a capire, ad analizzare”.

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g