Bonus bebé, la storia si ripete: tanti, tutti diversi e sempre sfortunati

In legge di stabilità, il testo approvato dal governo parla di un fondo da destinare “al finanziamento di interventi a favore delle famiglie, anche attraverso misure di carattere fiscale”: messa così, potrebbero starci tante cose, ma l’annuncio del premier Matteo Renzi in tv ha chiarito tutto.  “Dal 1° gennaio del 2015 daremo gli 80 euro non solo a chi prende meno di 1500 euro al mese, ma anche a tutte le mamme che fanno un figlio per i primi tre anni”: è un bonus monetario la carta che Renzi si gioca, un aiuto a chi mette al mondo un figlio e che porterà 80 euro al mese per i primi tre anni di vita del nuovo nato.

Proprio in un momento storico in cui, i dati lo confermano, il numero delle nascite fa registrare un calo significativo: poco più di 500 mila nati nel corso del 2013, uno dei più bassi tassi di natalità al mondo (in 50 anni le nascite si sono dimezzate, erano oltre un milione nel 1963, sono appena mezzo milione nel 2013). Fonti del governo hanno specificato che il bonus bebé andrà solamente a chi ha un reddito entro i 90 mila euro. Ottanta euro al mese per dodici mesi per tre anni fanno 2.880 euro complessivi: andranno a chi nasce a partire dal primo gennaio 2015, e ne saranno dunque escluse tutte quelle mamme che hanno già partorito e quelle che lo faranno da qui alla mezzanotte del giorno di San Silvestro. Il costo per le casse dello Stato sarà vicino ai 500 milioni di euro l’anno, e dunque se per il 2015 basterà il fondo previsto dalla legge di stabilità, nel 2016 bisognerà almeno raddoppiarlo e nel 2017 almeno triplicarlo rispetto alla dotazione annuale, visto che il bonus va avanti per tre interi anni.

Bonus Berlusconi
Quello di Renzi è solo l’ultima versione di un bonus bebé che in modi differenti circola nella normativa italiana da quasi dieci anni: tanto amati ma anche tanto odiati, si sono attirati critiche a non finire e si sono lasciati dietro amare delusioni. Il più conosciuto nel passato recente è quello che nacque con la legge finanziaria del dicembre 2005 (governo Berlusconi), che prevedeva mille euro una tantum alla nascita del pargolo. Mille euro anche retroattivi, perché erano riservati a tutti i figli nati nel corso del 2005 e ai figli – ma solo dal secondo in poi – nati nel corso del 2006. Un provvedimento enfatizzato sui media e cavalcato dal governo, con tanto di lettera prestampata inviata dal premier Berlusconi che si congratulava con le famiglie per la nuova nascita e invitava tutti a firmare l’autocertificazione e a passare alle Poste per ritirare il denaro. Del limite di reddito per aver diritto al bonus si riempirono, in quei mesi, intere vagonate di pagine di giornale: uno dei protagonisti – suo malgrado – fu Christian, il primogenito del calciatore Francesco Totti, additato ad esempio di pargolo che non aveva certo bisogno del bonus statale. Alla fine, il limite di reddito in modo più o meno confuso fu individuato in 50 mila euro: lordo o netto non era specificato, e le conseguenze ce le siamo portate avanti per anni, visto che nel 2011, cinque anni dopo, ad otto mila famiglie fu contestata l’appropriazione indebita del bonus con tanto di richiesta di restituzione dei mille euro, con tanto di minaccia di tre mila euro di sanzioni in caso di apertura del procedimento penale.

Bonus Prodi
Se Berlusconi accontenta tutti i nati del 2005 e tutti quelli del 2006 tranne i primogeniti (non c’erano i fondi), il governo Prodi non ripropone la scelta e i nati 2007 restano senza bonus: i fondi destinati alla famiglia vengono usati in altro modo, per detrazioni, assegni familiari e congedi lavorativi.

Paese che vai, bonus che trovi
Iniziano intanto a fioccare copiosi i “bonus bebé” regionali e comunali, nati dall’autonoma iniziativa degli enti locali: di fatto vanno a sostituire – con criteri differenti di accesso e di importo – il bonus statale. Una tendenza che continuerà per tutti gli anni successivi e che dura ancora oggi: in moltissimi comuni alla nascita dei loro pargoli le famiglie possono richiedere i più svariati contributi.

neonato mammaBonus prestiti a famiglie con nuovi nati (Berlusconi)
Rimanendo però alle sole misure a livello nazionale, ecco che nel 2009 (ancora Berlusconi) torna il bonus bebé. E’ (ovviamente) diverso da quello precedente, e si chiama Fondo per i prestiti alle famiglie con nuovi nati: non più un bonus a fondo perduto, ma un prestito alle famiglie da restituire a condizioni più o meno vantaggiose. Il bonus vale per i nati nel 2009, 2010 e 2011, ma verrà poi prorogato ancora: il Fondo statale garantisce il 50% (o il 75% per chi ha Isee inferiore a 15 mila euro) dell’importo dei prestiti concessi alla famiglia fino a 5 mila euro con tasso fisso agevolato. Insomma: mi nasce un figlio, ho necessità di far fronte a nuove spese, posso ottenere fino a cinque mila euro di prestito che poi restituirò nel tempo. Non ha molto successo, anzi è quasi un fallimento: in tre anni e mezzo vengono concessi finanziamenti a non più di 25 mila famiglie, e appena una decina dei 75 milioni di euro del Fondo vengono impegnati. La possibilità, come detto, è ancora in vigore anche per i nati degli anni successivi: i genitori di chi è venuto al mondo nel 2012, 2013 e 2014 possono chiedere prestiti agevolati fino a 5 mila euro, da usare per ogni tipo di spesa, con tasso di interesse non maggiore del 50% rispetto al tasso effettivo globale medio sul mercato, e con restituzione della somma entro un massimo di cinque anni.

Bonus asilo nido e baby sitter (Monti – Fornero)
Quando appare chiaro che il Fondo prestiti ai nuovi nati non ingrana la marcia, il governo Monti pensa ad un altro bonus bebé da affiancare a quello: lo inserisce però dentro la riforma Fornero sul lavoro perché è rivolto specificatamente alle donne che sono madri e lavoratrici(neppure tutte, alcune categorie sono escluse) e prevede in via sperimentale un bonus nell’arco di un triennio (2013-2015) pari a 300 euro mensili destinabili esclusivamente alle spese per l’asilo nido o a servizi di baby-sitting (tramite voucher). Siamo nel giugno 2012 e la norma vale per i figli nati a partire dal 1° gennaio 2013: la gestisce l’Inps, che paga direttamente la struttura o consegna i buoni lavoro. Le criticità: la cifra per singola donna e l’importo complessivo stanziato modesti (20 milioni di euro per l’intero triennio, ma del resto erano i tempi del Salva-Italia e del ritorno delle tasse sulla prima casa per salvare le finanze pubbliche), ma ci sono anche molti vincoli, compreso l’obbligo di scegliere (entro 11 mesi dalla fine della maternità) fra questo bonus e il congedo parentale. Risultato: tanto per cambiare, un sostanziale flop. Nel 2013 i fondi bastavano per 11 mila mamme, ma sono arrivate solo 3700 domande. E nel 2014 i dati finali non saranno di molto migliori. Il governo Renzi, con il sottosegretario al Welfare Teresa Bellanova, ha nei mesi scorsi manifestato l’intenzione di rafforzare il bonus, ad iniziare dal raddoppio della cifra a disposizione per singola donna: non più 300 ma 600 euro al mese. Al momento però non ci sono novità ufficiali e in vigore resta la vecchia disciplina.

Bonus Letta
Di bonus bebé si era parlato anche dieci mesi fa, al momento della scrittura della legge di stabilità del governo Letta. Il testo definitivo parlava dell’istituzione di un Fondo per i nuovi nati per “contribuire alle spese per il sostegno di bambini nuovi nati o adottati appartenenti a famiglie residenti a basso reddito”. Con quali soldi? Con quelli residui del Fondo per il credito per i nuovi nati (quello del prestito agevolato), che contestualmente veniva soppresso. E si rinviava ad un decreto attuativo la decisione dei criteri per l’erogazione dei contributi. Decreto attuativo del quale, finora, non si è vista traccia. Il bonus bebé del governo Letta non è neppure partito, insomma. Ma del resto quell’esecutivo è caduto molto prima che passassero i fatidici nove mesi di gestazione…

Bonus Renzi
Poveri bonus bebé, insomma: tanto attesi dalle famiglie, tanto pubblicizzati, tanto capaci di attrarre l’attenzione mediatica, e poi immancabili oggetti di critiche feroci e di flop più o meno conclamati. Tutti così diversi e tutti così sfortunati. Auguri al nuovo nato, il bonus concepito in casa Renzi: visti i precedenti, ne avrà bisogno

Fonte: redattore sociale

In questo articolo ci sono 4 commenti

Commenti:

  1. Salve, io sono stata parecchio SFORTUNATA!!! ho un figlio nato nel 2009 e un figlio nato nel 2013… non ho visto un Euro di bonus bebè… auguro a chi avrà figli in futuro che non sia solo pubblicità ma un piccolo ma concreto aiuto!

  2. Come sempre in Italia ci sono le ingiustizie… Non mi sembra in alcun modo costituzionalmente legittima una legge simile.. Non si possono trattare in maniera diversa figli nati il 1° gennaio 2015 e ed i nati del 2014, i quali non otterranno alcun beneficio!!! Non bastava abbassare il tetto dei novanta mila euro ed estendere tale legge anche ai nati nel 2014??? Dai Renzi, che alle prossime elezioni tutta questa gente il voto te lo regala…80 euro in più in busta paga, ed altre 80 euro regalate a chi dite voi…(anche extracomunitari ovviamente), ed io libera professionista soggetta solo a tassazione … i miei soldi serviranno al Governo per fare questi regali ingiusti! Peraltro diventerò mamma a fine dicembre 2014 ed ecco un altra inc… Mi sono stancata .. ci state rovinando!

  3. Bravo Renzi io o un bimbo di un anno anche mio figlio a bisogno dei tuoi 80 euro perché non ai fatto qualcosa per i bimbi che non anno ancora tre anni? Cosa credi che dando questo bonus qualcuno ti voti ma scordatelo !!!!!!!

Commenta

g