Più che buona scuola, i buoni scuola. Lo slogan con cui il governo Renzi ha lanciato la sua riforma si presta ad essere trasformato con un semplice gioco di parole, alla luce di una recente iniziativa commerciale che ha lasciato perplessi molti genitori.
Si tratta di McDonald’s. La tanto contestata multinazionale del panino messa al bando dai nutrizionisti ha lanciato il concorso “Punti che contano”: in pratica ogni euro speso nel fast food vale un punto da ‘donare’ ad un istituto scolastico. Al termine della competizione, come recita il regolamento, “l’istituto primo classificato per maggior punteggio in ogni regione vincerà premi in tecnologia e supporti per la didattica per un totale di 8mila euro”.
Puntuali sono arrivate le polemiche, scoppiate soprattutto a Ferrara, dove l’istituto comprensivo Dante Alighieri si è aggiudicato il primo premio per l’Emilia-Romagna con 82.138 punti. Il Movimento 5 Stelle cittadino ha parlato di un “fatto grave, eticamente e culturalmente riprovevole, condannabile” con McDonald’s accusato di fare “i propri interessi approfittando della perenne penuria di risorse della scuola pubblica (a proposito di “Buona scuola”!) per comprare famiglie, ragazzi, insegnanti e presidi”. Viene ricordato che “un’alimentazione sana e corretta” costituisce la “medicina preventiva più efficace per migliorare la qualità di vita” e che se ogni famiglia avesse versato direttamente come contributo volontario il costo di un paio di Happy Meal si sarebbe arrivati allo stesso risultato senza regalare alla multinazionale 50mila euro a fronte di una donazione di 8mila”.
Come specifica La Nuova Ferrara, la scuola si è affrettata a precisare di non avere avuto alcun ruolo nell’iniziativa, “gestita in totale autonomia dalle famiglie che hanno deciso di devolvere la somma all’istituto. Il concorso comportava un rapporto diretto con i consumatori” che hanno indicato come beneficiario l’istituto Alighieri. Insomma, a caval donato non si guarda in bocca, tanto più se è piena di patatine fritte e hamburger.
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