Omicidio di Giulia: via vai di curiosi con selfie di fronte alla villa

Polizia scientifica omicidio Giulia BallestriCosa sarà? Se lo chiedevano Dalla e De Gregori quasi quarant’anni fa e anche noi non possiamo esimerci da questa domanda. Cosa sarà che spinge i ravennati ad una lunga processione in via Genocchi? Qual è il motivo per il quale, da quando è stato scoperto il cadavere di Giulia Ballestri nella splendida villa costruita dall’architetto Giulio Arata, la gente passa, si ferma, sosta a lungo in questa stradina appartata che porta ai giardini pubblici?

L’uccisione della quarantenne madre di tre figli, per la quale il principale sospettato è il marito, il noto dermatologo Matteo Cagnoni, ha indubbiamente smosso gli animi. E’ innegabile: in città, da una settimana, non si parla di altro. La povera Giulia, suo malgrado, è diventata l’emblema delle donne uccise anche in un contesto non necessariamente degradato: in molti in questo senso hanno voluto portare la loro testimonianza ai cancelli della villa sui quali, accanto a decine di mazzi di fiori, campeggia il manifesto “Stop femminicidio”.

Ma gli altri? Basta ‘appostarsi’ una mezz’oretta non lontano dai giardini pubblici per osservare un via vai ‘sospetto’, come direbbero le forze dell’ordine. C’è chi arriva in auto, osserva per un po’ e poi, essendo la strada a fondo chiuso per i mezzi a motore, innesta la retromarcia e se ne va. Tra quelli che passano a piedi, qualcuno non rinuncia alla foto e, perfino, lo abbiamo notato personalmente, a qualche selfie. Per carità, non vogliamo generalizzare: magari si tratta di casi isolati ma qualche domanda conviene porsela.

Ecco: torniamo all’interrogativo iniziale: cosa sarà? Un modo per dire di no alla brutalità, per veicolare un messaggio ai propri amici, figli e parenti? Curiosità macabra? O perfino una forma di ‘turismo sulla scena del reato’? Un po’ più di rispetto e di decenza non guasterebbero affatto.

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