Emilia-Romagna, crescono fecondazione assistita, epidurale, villocentesi

Mamme sempre più in là con l’età, mamme sempre più spesso senza lavoro, mamme – molte più volte che in passato – diventate tali grazie alla fecondazione assistita. Sono alcune parti della fotografia scattata dalla Regione Emilia-Romagna sull’elaborazione dei Certificati di Assistenza al Parto (CedAP) del 2015, che comprende i dati di 35.228 parti (35.886 neonati).

Prosegue, dice il rapporto, il decremento nel numero dei nati residenti in regione cominciato nel 2010 (si è passati da 42.426 nati nel 2009 a 35.813 nel 2015, dato fonte ISTAT) e il tasso di natalità scende a 8,0 nati per 1000 abitanti (era 9,8 nel 2009). La quota di madri con cittadinanza straniera è passata dal 21,8% del 2005 al 31,0% del 2015. Sono il 24,3%, poi, le coppie di genitori entrambi di cittadinanza straniera.

L’età media delle madri al momento del parto è pari a 32 anni (stabile rispetto al 2014), con una discreta differenza tra italiane (media 33 anni) e straniere (media 29,7).

La frequenza di donne che partoriscono ad un’età uguale o superiore ai 35 anni è passata dal 27,7% nel 2005 al 34,5% nel 2015; i parti di minorenni sono stati 78 (0,2%). La frequenza di madri non coniugate (nubili, separate, divorziate o vedove) è il 38,6% e in particolare si osserva un forte incremento delle madri nubili, con una frequenza che è passata dal 22,3% nel 2005 al 36,2% nel 2015.

Il 24,4% delle madri ha una scolarità bassa (licenza elementare o di scuola media inferiore) mentre il 32,7% risulta laureata o con diploma universitario. La scolarità dei padri risulta, nel complesso, inferiore a quella delle madri; nel 16,5% dei casi entrambi i genitori hanno una scolarità bassa. Il 63,7% delle madri ha un’attività lavorativa e l’8,6% risulta disoccupata o in cerca di prima occupazione (nel 2008 le occupate erano il 70,6% e le disoccupate il 4,0%). Considerando la condizione professionale sia della madre che del padre, risulta un 3,2% di coppie (oltre mille) in cui entrambi i genitori sono disoccupati o in cerca di prima occupazione.

gravidanzaLe donne alla prima gravidanza rappresentano il 41,8% del totale. Considerando i precedenti concepimenti conclusisi con aborti o interruzioni volontarie di gravidanza, le nullipare (donne al primo parto) costituiscono il 51,1% del totale.

Il 17% delle donne che hanno partorito nel 2015 riferisce di essere stata fumatrice nei 5 anni precedenti la gravidanza. Di queste donne il 38,7% ha continuato a fumare nel corso della gravidanza. In base all’altezza e al peso pre-gravidico delle donne (dati rilevati nel 95% dei casi), da cui si calcola l’indice di massa corporea, nel 2015 il 18,8% delle madri risulta in sovrappeso e l’8,6% obesa; il 7,3% risulta sottopeso.

Le donne che nel 2015 sono ricorse a tecniche di procreazione medico assistita sono il 2,4% del totale, dato più che raddoppiato negli ultimi 9 anni (erano l’1,0% nel 2006).

Le donne sottoposte ad almeno un’indagine prenatale invasiva (amniocentesi, villocentesi o funicolocentesi) sono il 18,6% del totale. La frequenza risulta del 8,7% nelle donne di età inferiore a 35 anni e del 43,8% nelle donne di età superiore. Rispetto al tipo di indagine invasiva, è in crescita nel corso degli anni il ricorso alla villocentesi e in calo quello all’amniocentesi.

Il tasso di parti pretermine è il 7,1%, quello di parti post-termine è l’1,3. Escludendo dall’analisi i tagli cesarei senza travaglio, il parto è indotto nel 25,9% dei casi (nel 66,7% dei quali con prostaglandine); il tasso di induzione è lievemente maggiore rispetto al 2014. I motivi più frequenti dell’induzione risultano: la rottura prematura delle membrane (31,6%), una patologia materna (24,7%) e la durata post-termine della gravidanza (23,2%).

L’utilizzo di tecniche di contenimento del dolore in travaglio, sia farmacologiche che non farmacologiche, riguarda l’88% dei parti con travaglio; il dato è in deciso e costante aumento dal 2007 e, in particolare, l’analgesia epidurale è stata impiegata nel 21,1% dei parti (nel 2007 era stata utilizzata nel 6,9% dei casi). 

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