“Dopo sette tentativi di fecondazione assistita è nato Mattia”. La storia di Catia e Alex

Una coppia con la valigia. Catia Camillini e Alex Montanari, cervesi doc, dopo la laurea hanno deciso di emigrare negli Emirati Arabi e da qualche anno si sono trasferiti a Singapore. Da qualche mese sono diventati mamma e papà di Mattia, “un percorso fatto di disavventure che ci hanno segnato profondamente”, fino a ben sette tentativi di fecondazione assistita.

catia camillini fecondazione assistitaCatia, raccontaci la vostra vita negli Emirati Arabi.
“Vivere a Abu Dhabi e Dubai è stata una grande avventura. Sarò sempre grata agli Emirati che ci hanno dato lavoro e ci hanno insegnato tanto: imparare a convivere con tante popolazioni e culture è stato un arricchimento che nessun libro o scuola può insegnare. Nel paese ho potuto sviluppare la mia professione in ambito pubblicitario e di designer di branding diventando Senior Design Director per varie agenzie. Nei 10 anni vissuti negli Emirati sono riuscita e realizzare progetti illustri come il branding design per l’Emirates Palace in Abu Dhabi di sua Altezza Sheikh Khalifa Bin Zayed Al Nahyan, presidente degli Emirati Arabi Uniti e il nuovo Terminal 3 di Emirates Airlines all’aeroporto di Dubai. Ho imparato una lingua, viaggiato, condiviso opinioni con persone completamente diverse da me cercando di comprenderne i punti di vista, assaggiato e gustato tantissime pietanze nuove e vissuto appieno la mia vita a tutto tondo, insieme a mio marito”.

Come mai il trasferimento in Asia?
“In seguito a un’ottima offerta di lavoro arrivata a mio marito, abbiamo deciso di spostarci in Asia, esattamente a Singapore; diversamente, sarebbe stato difficile lasciare gli Emirati, dove ormai avevamo casa, amici, lavoro e una vita felicemente avviata. Invece, anche pensando ai nostri curriculum e alle possibilità di lavoro per il futuro, abbiamo pensato che una buona esperienza conoscitiva dell’Asia ci avrebbe garantito una certa sicurezza per gli anni a venire. Singapore è bellissima, verde e moderna, una vera città che offre una vita di qualità se ci si arriva con un buon lavoro e si fa attenzione alla quotidianità. E’ infatti vero che è una delle città più costose al mondo e che quasi tutto costa molto caro, a partire dalla sanità che dev’essere accuratamente coperta da una buona assicurazione. E’ una città modernissima impiatata all’interno di una foresta pluviale e questo le dona un fascino inimitabile. Musei, attrazioni, ristoranti, attività, e chi più ne ha più ne metta, regalano un benessere indiscutibile. Io che ora mi occupo del mio bimbo nato da appena 6 mesi, sono con lui alla scoperta della città che viaggiamo a piedi e passeggino grazie alla splendida rete della metro”.
Quando è nato in te il desiderio di diventare mamma?
“Io e mio marito abbiamo deciso di avere un figlio quando ancora vivevamo negli Emirati Arabi a Dubai, circa 6 anni fa. Non sapevamo ci saremmo imbattuti in una serie di disavventure che ci avrebbero segnato profondamente. Infatti, dopo un primo aborto spontaneo sono stata operata d’urgenza, una volta a Dubai e una volta a Ravenna, per due gravidanze extrauterine avvenute nel giro di 6 mesi l’una dall’altra. A quel punto ci siamo fatti visitare in Italia, Svizzera e Austria ed abbiamo iniziato un percorso di fecondazione assistita che si è sempre concluso in un fallimento, con tutte le immense difficoltà che una donna e una coppia devono vivere lungo questo percorso”.
Dove hai trovato la forza per non mollare?
“La mia forza, mentre combattevo gli ormoni e le medicine assunte, era che avevo una possibilità che fino a pochi anni fa altre donne non avevano avuto, rimanendo purtroppo senza figli. E’ lì che mi son aggrappata per resistere e continuare e trovare la forza, la gioia, la volontà di andare avanti dopo ogni fallimento apparentemente ingiustificato, perché non ci è stato mai diagnosticato nessun tipo di problema di fertilità. Ci sono esperienze nella vita che si possono raccontare, ma se non si vivono, nessuno mai le potrà comprendere appieno. Ogni fallimento coinvolge un turbinio di sentimenti da tenere a bada. Dapprima la preparazione medica e con i medicinali costosissimi, la violenza dell’imparare a farsi le iniezioni da sole, se come me si ha una paura folle dell’ago è un’altra odissea, poi l’operazione di esportazione degli ovuli una volta pronti, lo stress del quanti sono, se sono buoni, a seguire la formazione degli embrioni che sono figli tuoi, e finalmente il loro innesto nell’utero, e lì ti senti già mamma e speri con tutte le tue forze che ce la facciano e vivano, per poi verificare che invece no, non ce l’hanno fatta e tu devi ricominciare tutto da capo, una volta che hai superato il lutto e il peso delle medicine prese fino al quel momento. Oggi, che al settimo e unico tentativo effettuato a Singapore sono mamma da sei mesi di Mattia, posso descrivere al contrario la gioia che mi attraversa di continuo nell’abbracciare e guardare il mio bambino. I suoi occhi che guardano i miei , i suoi sorrisi e i miei a lui sono l’amore più grande che si possa vivere, e con la mia famiglia: mio marito, il bimbo e la nostra amata micina io sono la ragazza più felice del mondo. Conoscendo Mattia oggi, mi chiedo cosa sarebbe stato se non avessi perseverato, che disgrazia immensa se questo bimbo non fosse arrivato perché è già una persona stupenda. Perseverare, questa è l’unica cosa che conta. Il processo di fecondazione assistita è duro, ma è un’opportunità alla quale specialmente noi donne dobbiamo essere riconoscenti e che dobbiamo sfruttare al massimo, perseverando”.
Come sono stati i primi periodi da mamma lontana da casa e magari senza tanti aiuti e consigli?
“E’ stata dura, per una come me, ordinata, puntuale, organizzata al massimo, trovarmi sola, coi tempi di un bimbo che non sono certamente i miei, è stata dura. Ma è chiaro che mi sono riorganizzata prima mentalmente e poi di fatto. Ora gestisco tutto da sola, senza aiuti, la casa, il bimbo e la famiglia. Il mio pediatra è sicuramente la figura indispensabile che ci affianca nella nostra vita col bimbo lontani da casa”.
Due genitori viaggiatori. Immagini già Mattia con la valigia?
“Il nostro bimbo sarà un italiano a tutti gli effetti e mi preoccuperò che parli e scriva la nostra lingua alla perfezione. Ma sarà anche un vero cittadino del mondo, con la valigia in mano, una mente vivace capace di stare e vivere dove sarà meglio per lui. Quello che noi abbiamo imparato da grandi farà parte del suo bagaglio culturale e crescerà con lui. Assieme ad almeno altre due lingue, nel nostro caso inglese e cinese. Il mondo sta cambiando e più velocemente di quanto ci si renda conto in Italia, io credo questo sia il regalo più grande che io e mio marito possiamo fare a nostro figlio. Crescere e vivere sereno nel mondo”.

In questo articolo ci sono 5 commenti

Commenti:

  1. Mamma mia catia ne hai passate tante… Da cervia a singapore carriera e finalmente il piccolo mattia…la gioia piu’ grande… Auguroni e a presto !

  2. coraggio, tenacia, speranza, tanto amore ..insomma una gran donna! AUGURI a voi che sarete sicuramente degli splendidi genitori ed AUGURI al piccolo Mattia (un grattino alla micina) .Vania da Marrakech

  3. Cara Catia, so bene quanto sia difficile il cammino della Fecondazione assistita specialmente quando viene fatto lontano dai propri affetti. La mia bimba e’ nata da una ICSI fatta a Parigi e proprio in questi giorni inizia la prima elementare. In bocca al lupo per tutto!

  4. Cara Catia,
    Io ho avuto i miei tre bambini dopo tante difficoltà e sono felicissimo per te e Alex che avete trovato la forza per andare avanti con mille difficoltà.
    Vi auguro tanta felicità e tutto il bene di questo mondo e che dio protegge voi e benedica il piccolo Mattia.
    Un grande in bocca al lupo e un abbraccio forte forte.
    Salutami Alex!

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