Scuola Muratori: sabato mattina la protesta dei genitori in piazza del Popolo

scuolaAl suon di “le promesse vanno mantenute”, i genitori dei bambini che frequentano la scuola primaria dell’Istituto comprensivo “Muratori” di Ravenna sono pronti per l’annunciata protesta. Sabato 15 novembre dalle 11 alle 13, in piazza del Popolo, le famiglie si ritroveranno davanti al Comune per chiedere l’avvio “immediato” dei lavori per la costruzione delle aule mancanti: “Delle classi e dei laboratori che l’Istituto dovrebbe avere per funzionare a pieno regime – spiegano- per ora sono disponibili solo sei aule”. Le famiglie dicono no alle opzioni alternative paventate dall’Amministrazione, come lo smantellamento di tutti i laboratori della primaria e della secondaria (musica, psicomotricità, spazi portatori handicap, laboratori informatici) o le “proposte di promiscuità fra bambini delle elementari e ragazzi delle medie”.

Il completamento dei lavori, come richiesto dai genitori, deve essere tale da avere l’edificio pronto per l’anno scolastico 2016/2017; e per il 2015/2016, soluzioni condivise che salvaguardino la sicurezza e il benessere degli alunni, ma anche la qualità della didattica.

Il Movimento genitori promette per sabato una manifestazione pacifica delle famiglie e per le famiglie: “Caro sindaco, tante volte nel corso del tuo mandato ti abbiamo sentito usare la metafora del ‘buon padre di famiglia’ e l’espressione ‘metterci la faccia’. Non crediamo che un buon padre di famiglia non investa nell’istruzione dei suoi figli. Quanto al metterci la faccia, noi ce la metteremo, sabato in piazza. E ci metteremo anche quella dei nostri figli. Lo facciamo per due motivi. Il primo è che vogliamo mostrare di quale ‘materia’ stiamo parlando all’assessore Ouidad Bakkali e ai funzionari e tecnici comunali che ci hanno incontrato e che ci hanno proposto le loro ‘fantasiose’ soluzioni non parlando mai di bambini né tantomeno di didattica, ma solo e unicamente di ‘spazi’, come se si trattasse di sistemare scatoloni ‘da qualche parte’ e ‘in qualche modo’. Il secondo è che vogliamo che veniate voi a guardarli negli occhi e dire loro che quella no, non sarà la loro scuola. Cioè esattamente il contrario di quello che voi stessi avete raccontato, a loro e a noi, poco più di un anno fa, fra il taglio del nastro e i flash dei fotografi”.

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