WaterAid è un’organizzazione internazionale la cui missione è quella di migliorare l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici per facilitare la vita delle persone nelle zone più povere ed emarginate del pianeta. Recentemente ha lanciato sui media una suggestiva campagna fotografica di sensibilizzazione e raccolta fondi: donne incinte da tutto il mondo mostrano il contenuto della loro “valigia per l’ospedale”, il kit di oggetti necessari da portare con sé quando ci si reca in ospedale a partorire. Sette donne, sette nazionalità diverse di provenienza, sette i contenuti delle “borse” mostrati. Le mamme in attesa provengono da Londra, Melbourne, New York, Zambia, Malawi, Madagascar e Tanzania. Ogni gestante svela e spiega il suo kit di elementi essenziali da portare in sala parto al fine di rendere il travaglio più facile e scorrevole, tra iPad e liquirizia Haribo nel Regno Unito, secchi e fogli di plastica in Africa.
Se ne desume in modo scioccante – come rivela la campagna – che la nozione di “essenziale” e “necessario” dipende enormemente dal luogo dove vivono queste donne. In Africa, tali oggetti essenziali includono un rasoio per tagliare il cordone ombelicale e un foglio di plastica nero su cui sdraiarsi per dare alla luce, mentre a Londra o a New York si parla di olio da massaggio e musica da ascoltare…
Hazel Shandumba, per esempio, ha 27 anni e vive ad Hamakando Village, nel Monze District, Zambia. Il suo kit essenziale include cotone idrofilo, un sarong, un vestitino da neonato, detersivo e sapone, un catino per l’acqua con cui lavarsi. “Abbiamo un pozzo presso la clinica ma non c’è acqua corrente nel reparto maternità” racconta. Ha inoltre portato un telo di polietilene da mettere sul letto, per l’igiene personale, dal momento che non c’è abbastanza acqua per la pulizia. O Ellen, 23 anni, del Malawi, che partorirà presso il Centro di Salute Simulemba, che serve oltre 70.000 persone e dove nascono più di 90 bambini al mese. Il centro non ha elettricità né acqua corrente pulita, solo quattro bagni per 400 persone, nessuna attrezzatura per la sterilizzazione. L’acqua viene raccolta da una pompa condivisa con la comunità locale. Quest’acqua non è pulita e le code per accedervi sono lunghissime. La borsa di Ellen contiene una torcia, un foglio di plastica nera per il lettino da parto, un rasoio per tagliare il cordone ombelicale e qualche stringa per legarlo. Ha anche confezionato tre parei per lei e il bimbo di indossare durante il loro soggiorno, che potrebbe essere più lungo di un mese.
Le cose non potrebbero essere più diverse per Deanna Neiers, mamma primipara di New York. La sua borsa include un lettore musicale, olio da massaggio al cocco, caramelle, il libro “The Mindful Mom-To-Be”, creme per il corpo, un reggiseno per l’ allattamento, un cuscino, diversi capi d’abbigliamento per il neonato, una maschera per dormire. “Essere incinta aumenta certamente la consapevolezza di quanto siamo fortunati ad avere accesso a ottime strutture parto e ad acqua pulita. Si desidera sempre il meglio per il nostro bambino ed è devastante pensare a pericoli come acqua contaminata e strutture non sicure igienicamente”. E aggiunge: “Immagino un mondo in cui tutte le donne possano avere un luogo pulito e sicuro dove far nascere i loro bambini”.
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