
All’unanimità, il consiglio comunale di Faenza ha votato un ordine del giorno con cui chiede al sindaco, in sostanza, maggiore attenzione ai servizi che si occupano di autismo, omogenizzando la qualità su tutta la provincia, matenendo sempre aperto il dialogo con le famiglie, garantendo la continuità di cura in ogni fase della vita. Richieste che l’associazione Autismo Faenza, che prima del documento era stata contattata dal Pd per dire la propria in materia, ha preso molto bene: “Al di là di ogni differenza di colore politico, questo odg ci fa sentire sostenuti e supportati nelle nostre battaglie quotidiane”. Sono le parole di Cesare Missiroli, presidente della Onlus e padre di un ragazzino autistico di 13 anni, quindi ben cosciente delle battaglie quotidiane alle quali le famiglie sono costrette.
Cesare, di quanti bambini e ragazzi stiamo parlando?
“In provincia di Ravenna, tra i 3 e 18 anni, i casi sono 180, di cui un’ottantina solo a Faenza. I problemi grossi arrivano dopo la maggiore età, quando la Neuropsichiatria infantile non segue più i pazienti, affidandoli ai servizi sociali e alla Neuropsichiatria adulti. Nella maggior parte dei casi l’unico progetto di vita è indirizzarli ad altri centri magari diurni concludendo, di fatto, il percorso che era stato fatto fin lì”.
Non ci sono problemi già dai sette anni in poi, come ci aveva segnalato una mamma?
“Da qualche tempo, le cose sono un po’ migliorate. Il Pria (Programma regionale integrato per l’assistenza territoriale alle persone con disturbo dello spettro autistico, ndr) è arrivato alla fase 3 sulla quale abbiamo combattuto molto: stanno iniziando anche a Ravenna e provincia i laboratori per l’acquisizione delle abilità sociali, gruppi nei quali i bambini e i ragazzi socializzano ed escono fuori, magando imparando come si acquista qualcosa in un negozio. C’è sempre da migliorare, per carità. Ma bisogna vedere e apprezzare anche i piccoli passi in avanti che vengono fatti”.
Lei, che a un figlio di tredici anni, a che punto è?
“In una fase abbastanza critica, perché sta per aprirsi il vuoto, che si comincia a palesare intorno ai 15 anni. Una psicologa dell’Asl che ritengo preparata si occupa della supervisione scolastica di mio figlio che, per il resto, accede a terapie private, che paghiamo di tasca nostra”.
Ci sono differenze, come ha segnalato l’odg, tre le tre Neuropsichiatrie di Ravenna, Faenza e Lugo?
“Sì, le criticità maggiori si riscontrano a mio avviso a Lugo. In generale, quando si incontrano ostacoli, al di là dell’input delle nuove normative le famiglie devono essere agguerrite per ottenere qualcosa”.
Voi dove intervenite?
“Riempiendo le falle del sistema. Collaboriamo con la cooperativa San Vitale per progetti che riguardano i ragazzi dai sette anni in su e con il centro Anacleto per quel che riguarda i piccoli. Non sono solito fare il disfattista ma non bisogna mai accontentarsi: anche riguardo all’inserimento del trattamento dell’autismo nei nuovi Livelli essenziali di assistenza, siamo cauti”.
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