Sempre più spesso arrivano in consulenza dalla psicologa psicoterepauta Melissa Ciacci genitori di adolescenti preoccupati per l’ iper-connessione dei figli e l’uso delle tecnologie: “Le nuove tecnologie e il web con il quale i nostri figli sono nati viene da loro dato per scontato e nonostante si parlino linguaggi diversi occorre creare un dialogo tra loro e noi, immigrati digitali che abbiamo imparato ad usare il web”. Melissa Ciacci è anche impegnata in un progetto sul tema nelle scuole superiori di Ravenna insieme ad altre associazioni del territorio. Progetto patrocinato dal Comune di Ravenna.
La realtà virtuale è reale perché in essa mettiamo emozioni, aspettative, bisogni: “Siamo nell’epoca del pensiero globale ma le azioni da fare sono azioni locali, inserite nella realtà quotidiana, che hanno a che fare con la relazione e il dialogo. I modelli educativi sono cambiati: oggi si afferma la famiglia affettiva dove lo stile educativo si avvale della comprensione e dell’identificazione con le ragioni dei figli che hanno bisogno di esprimersi in piena libertà, non c’è più l’obbedienza ma la comprensione, il dialogo. Il conflitto non deve esistere perché mina il rapporto, gli strumenti educativi sono la vicinanza e la relazione allo scopo di ottenere la felicità per il figlio. Ciò rischia di far perdere il controllo sullo strapotere dei ragazzi che tollerano poco la frustrazione e spesso non riescono ad affrontare le loro difficoltà”.
Il bisogno infantile di essere rispecchiati, riconosciuti, ammirati permane fino all’adolescenza che resta anche un periodo ricco di forza che permetterà di uscire e sbocciare: “Uscire infatti è importante: uscire da casa, uscire dalla vista degli altri, uscire da un vestito di bambini che sta oramai stretto. Senza conflitto non si cresce, senza scambio di idee diverse, senza dover patteggiare gli orari o il denaro disponibile. Conflitto come negoziazione, quindi, che faccia sentire che l’adulto si assume il ruolo di genitore responsabile”.
L’adulto deve essere presenza fisica rassicurante ma discreta, un esempio: come vive il genitore la propria pulsionalità, cioè come affronta le delusioni? Le persone che gli fanno rabbia, i problemi di lavoro? Come affronta la sua sessualità, come vive nella famiglia come vive con il coniuge? L’adolescente è colpito da ciò che l’adulto fa più che da ciò che l’adulto dice.
Di fronte ad uno schermo, la mente funziona in modo peculiare con il primato della vista essere visti significa esistere con l’illusione di poter vedere tutto. Il senso di coerenza dell’identità che sperimentiamo nel mondo reale sembra venire a mancare nella realtà virtuale. L’abuso di tecnologie crea diminuzione della concentrazione, senso di onnipotenza e difficoltà di attenzione.
Per non parlare dei veri pericoli della navigazione sprovveduta come il cyberbullismo, il furto d’identità, la superficialità che fa incorrere nel sexting. “E’ iniziato come un gioco!”, dichiarano i ragazzi, dimostrando scarsa consapevolezza della realtà.
Gli aspetti positivi delle tecnologie sono d’altro canto numerosi: favorire l’interazione sociale, il moltiplicarsi delle idee, aprire alla multiculturalità; le tecnologie semplificano lo studio aiutano l’apprendimento e la realtà aumentativa comincia ad essere impiegata nella cura. La fruibilità e la gratuità permettono di sviluppare attitudini.
In un’ottica psico-educativa diventa fondamentale l’uso che si fa della rete come strumento di relazione sociale. Fondamentali, allora, sono alcuni accorgimenti: “I giovani non sanno usare la rete, non hanno consapevolezza informatica: non sanno distinguere la veridicità delle notizie trovate in rete e credono che sia tutto vero. In una ricerca del 2012 sulla condotta nell’utilizzo di internet tra 11 e 16 anni è emerso che i maggiori rischi sono uso inappropriato della rete in riferimento ad abuso e violazione della privacy. Utilizzo negativo è parlare con gli sconosciuti, usare internet in modo solitario attraverso il web surfing, vagare on line senza un obiettivo preciso. I ragazzi intervistati hanno dichiarato di leggere spam o mail indesiderate, di accettare messaggi dagli sconosciuti”.
Si inizia, dunque, dal dare informazioni ai ragazzi: “Educare ad agire rispetto ai fenomeni di cyberbullismo e di sexting, denunciare, rivolgersi agli adulti, avere il coraggio di ammettere che la situazione è sfuggita loro di mano e sono caduti in una vera e propria trappola. Educare alla privacy e al pudore. Occorre costruirsi una buona reputazione digitale, i giovani non sono consapevoli di avere un’identità virtuale quindi una reputazione. Non pubblicare foto degli altri senza autorizzazione, non scrivere messaggi cattivi, una chat privata non lo è mai fino in fondo. Buone prassi danno competenze cognitive, sociali ed emotive perché migliori sono le relazioni on-line, migliori diventeranno quelle off-line”.
I ragazzi sono on-line soprattutto con compagni che già conoscono e queste relazioni permettono di fortificare l’amicizia, di debuttare socialmente ed esprimere loro stessi, rispettando i criteri evolutivi dell’adolescenza. Oggi anche non essere sui social-network è innaturale e deve far riflettere un genitore.
Melissa Ciacci
Corso d’Augusto 134, Rimini
347 7785841
e-mail ciacci.mm@libero.it
www.psicologociaccimelissa.com
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Commenti:
Meli questo argomento per me è un grosso scoglio che non trapasso con nico….ciaoo Manu
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