Per i giudici gli è stato negato “il diritto all’infanzia“: lo hanno violentato a scuola quando aveva sette anni. Per questo avrà un risarcimento da 800mila euro. La sentenza è stata emessa ieri dalla Corte d’appello di Napoli e riguarda una scuola elementare di Torre Annunziata finita nel 1995 al centro di una clamorosa vicenda dove la pedofilia si intreccia con la camorra.
Il piccolo di allora si chiama Salvatore e adesso è un adulto di trent’anni. Ma il tempo non è necessariamente galantuomo, certe ferite non si rimarginano facilmente. Anzi, restano sempre aperte. I bambini furono storditi con il whisky, minacciati con delle siringhe, violentati, fotografati e filmati nei bagni e nelle cantine dell’istituto scolastico. Salvatore ha sofferto più delle altre vittime perché sua madre, Matilde Sorrentino, nel 2004 fu uccisa davanti a lui come vendetta per aver segnalato il fatto alle autorità (i mandanti dell’omicidio non sono mai stati scoperti). Poi perse anche il padre per malattia. Una vicenda estremamente triste che ha costretto Salvatore ad allontanarsi da Torre Annunziata, a fuggire assieme al fratello maggiore da quel luogo dove la criminalità organizzata non lascia scampo.
Ma chi sono i colpevoli? Gli stupratori, già condannati a 13 e 15 anni di reclusione, sono stati uccisi dalla camorra nel ’99 mentre gli avvocati di Salvatore hanno trascinato in giudizio il ministero e l’amministrazione comunale. A suo tempo, invece, gli insegnanti furono assolti dalla responsabilità penale. La tesi dei legali è che Comune e ministero dell’Istruzione avrebbero dovuto sorvegliare sulla sicurezza dei bambini. Tesi accolta di magistrati.
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