La prima scusa è stata il cane: “Qui gli animali non possono entrare”. La seconda è stata l’abbigliamento: “Vestita così, nel mio locale non mangi. Se vuoi pranzare qui ti metto in fondo alla sala”.
Vittoria, all’anagrafe ancora Raffaele Panico, 42enne di origine napoletana residente da molti anni a Rimini, dove lavora come parrucchiera, ha denunciato nei giorni scorsi di essere stata rifiutata dal ristorante Lo Zodiaco, dove è stata poi servita, insieme alla cugina, solo dopo che ha chiamato la polizia: “Ma io non avevo ormai più appetito, ero troppo arrabbiata. Ho lasciato il cibo nel piatto, ho pagato e me ne sono andata”, ha raccontato a Il Resto del Carlino.
La donna ha poi denunciato il fatto ai carabinieri di Miramare. Ma Antonio De Luca, uno dei proprietari del locale, si è così difeso: “Io ho fatto semplicemente presente a questa persona che, vestita in quel modo, non poteva mangiare da noi. Il nostro è un ristorante per famiglie, ci teniamo a dare un’immagine pulita e sobria e a mantenere un certo tipo di pubblico. Non ho mai affermato di non volerla servire perché è transessuale. Però lo ribadisco: la sua presenza metteva a disagio altre persone che erano in quel momento al ristorante. Alla fine l’abbiamo servita comunque, ma lei se ne è andata senza mangiare lasciando tutto nel piatto. Non si è comportata bene”.
Marco Tonti, presidente dell’Arcigay di Rimini, ha commentato così: “Rimini certamente ha una storia di accoglienza e di libertà, eppure gli episodi di omo-transfobia negli ultimi anni non sono stati pochi. Visto che Rimini è costantemente sotto ai riflettori gli echi di questi episodi hanno avuto spesso risonanza nazionale e hanno intaccato l’immagine di rispetto che ci siamo costruiti negli anni danneggiando anche il nostro appeal turistico nei confronti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (LGBT) e dei loro amici. Tranne rari casi, le uniche voci di condanna sono state quelle dell’Amministrazione, di alcune associazioni e delle persone che partecipavano alle manifestazioni indette da Arcigay. Se vogliamo riconquistarci la credibilità turistica LGBT & friendly non è più sufficiente appellarsi a una generica ‘storica’ accoglienza, ma è necessario rilanciare. Tutto il tessuto commerciale e turistico deve impegnarsi in una riqualificazione specifica ed esplicita sulle tematiche dell’accoglienza LGBT. È oggi necessario conoscere le attese e le necessità specifiche delle persone LGBT, delle loro famiglie e dei loro figli, imparare le parole giuste da usare per evitare involontarie offese, incomprensioni e scontri, dire chiaramente ‘voi famiglie arcobaleno siete benvenute’. Se c’è la volontà di farlo noi di Arcigay siamo felici di avviare questo percorso che darà i suoi frutti non solo in termini umani ma anche turistici, basti pensare che la ricchezza del turismo LGBT si aggira, solo per l’Italia, intorno ai tre miliardi di euro l’anno”.
L’invito è che “sia le singole attività commerciali e turistiche che le associazioni di categoria aderiscano al Rimini Summer Pride del 29 luglio prossimo (scrivendo a presidente@summerpride.it) e facciano la loro parte perché l’evento che l’anno scorso ha portato a Rimini diecimila persone possa crescere e diventare non solo un patrimonio cittadino, ma anche un simbolo di accoglienza per tutta la riviera romagnola”.
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