“Biologicamente sappiamo che massimo l’uno o il due per cento delle mamme non sono in grado di allattare: dobbiamo considerare il latte artificiale come un farmaco privo di effetti collaterali“.

Latte per i prematuri: la novità da gennaio negli ospedali

Così Chiaria Cuoghi, pediatra di comunità dell’Ausl di Ferrara, inizia la presentazione del Rapporto, pubblicato a ottobre 2012 (su dati 2011), sull’allattamento al seno in Emilia Romagna nel corso della piazza sull’allattamento di Ravenna. Dati dai quali emerge che in Emilia Romagna c’è una buona diffusione dell’allattamento al seno, superiore a molte altre regioni del resto d’Italia, ma sul tema c’è ancora tanto da fare. Prima di tutto le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità: l’allattamento esclusivo al seno è indicato nei primi sei mesi di vita di un bambino. “Come tutti i mammiferi riceviamo il latte dalle nostre mamme e questo è il modello ideale a cui dobbiamo fare riferimento”, spiega Chiara Cuoghi che ha realizzato il rapporto insieme alla collega Simona Di Mario.

Ed ecco qualche dato rilevante:  le famiglie italiane, secondo il rapporto, hanno speso tra il 2005 e il 2006 105 milioni di euro per il latte artificiale, negli Usa una maggiore diffusione dell’allattamento al seno eviterebbe 720 decessi post natali all’anno.

Ma culturalmente non siamo ancora pronti al grande passo: “Su Google cliccando la parola allattamento si trovano 24.000 immagini, soprattutto religiose ma al corso di catechismo troviamo immagini che esaltano l’allattamento artificiale, così come nelle pubblicità, seppure relativamente a prodotti che non hanno a che fare con l’allattamento”.

La ricerca sulla prevalenza dell’allattamento viene effettuata in regione ogni tre anni attraverso un questionario rivolto alle mamme o agli accompagnatori di tutti i bambini che si recano a fare la prima vaccinazione, scegliendo un periodo campione. Nel 2011 i questionari raccolti sono stati 6604.  Il 28 per cento delle intervistate è straniera, il 37 ha partecipato a un corso di accompagnamento alla nascita (frequentato più dalle donne italiane).

Il tasso di prevalenza dell’allattamento al seno è pari al 55 per cento a tre mesi di vita del bambino che scende a 37 per cento a cinque mesi.  Le donne straniere allattano al seno più di quelle italiane e aumentano nel tempo, sia a tre che a cinque mesi dei piccoli. Le mamme che allattano al seno sono quindi per lo più straniere, hanno studiato, hanno più di un figlio.

Dal rapporto emerge anche un quadro a tinte non proprio chiare sulle aziende sanitarie locali: solo tre su dieci hanno un gruppo multidisciplinare sull’allattamento, la formazione è insoddisfacente: le ostetriche sono un supporto ritenuto più efficace dei pediatri.