Ci sono donne, tante, che a causa dell’endometriosi non riescono spesso ad andare a lavoro perché costrette a letto dai dolori. Che non si possono permettere una vita normale. Sociale. Che spesso per questo motivo – impossibilità persino a fare sesso – si vedono sfumare la vita sentimentale. Ma la patologia, seppure invalidante, non è riconosciuta in tutta la sua gravità.

Tutte queste cose le sa anche chi vive attorno ai malati, come Antonio Curcio, un papà di Prato la cui storia e il cui appello sono stati raccolti dal quotidiano Il Tirreno. Chiara, sua figlia, ha 32 anni e un lavoro perennemente in bilico per colpa dell’endometriosi: spesso a letto, certificati su certificati, dolori. La donna, come racconta lei stessa, soffre di una forma di endometriosi allo stadio avanzato, sarà operata ma per ora a causa dei dolori spesso è costretta a restare a casa”.

Il silenzio attorno alle donne che ne soffrono è spesso assordante. Nessuna esenzione ticket, come nel caso di Chiara che spende 56 euro a confezione per il medicinale che l’aiuta a stare meglio.

E’ per questo che Antonio Curcio ha scritto al ministro della Salute Beatrice Lorenzin perché firmi il decreto del 2012 con il quale sarebbe riconosciuta l’invalidità a chi soffre di endometriosi.

Il ministro, dal canto suo, poco tempo fa ha assicurato la sua totale collaborazione, annunciando l’arrivo del riconoscimento dell’invalidità in tempi brevi e auspicando che “in tutte le Regioni sia tenuta presente la necessità di realizzare appositi percorsi che consentano, sul piano clinico, una diagnosi precoce e corretta ed una terapia efficace di questa patologia”.