Non serve i pasti, non ha l’obbligo di un’area verde, non prevede il riposino pomeridiano. Il baby parking non è un asilo, ha regole completamente diverse e molto meno stringenti. Il Comune di Bologna ha emesso un’ordinanza per ripristinare le condizioni proprie dell’attività ricreativa di baby parking. La questione dei “finti asili” è stata scoperta nei giorni scorsi e ora Palazzo D’Accursio mette in chiaro le differenze di funzione delle due strutture, e le normative che le regolano.

I baby parking “non sono nidi d’infanzia e non sono nemmeno servizi educativi” – dice la nota – ma servizi “ricreativi che si caratterizzano per l’occasionalità e la temporaneità delle attività”, tanto che il bambino può esservi ospitato un “massimo di due ore al giorno e per non piu di due volte a settimana”, in locali che devono essere idonei dal punto di vista della sicurezza, dell’igiene e salubrità, ma non vi si mangia e non si fa servizio di cura.

Insomma, i baby parking “rispondono a bisogni temporanei e occasionali dei genitori”. Detto questo, il Comune, così come deciso dalla Regione, ha compiti precisi di vigilanza e controllo. Quindi, nel caso dei baby parking “ha assunto una decisione in modo coerente con la propria funzione di controllo che la normativa regionale le assegna, che consiste nella verifica del rispetto degli standard qualitativi dei servizi da parte di tutti i soggetti pubblici e privati”.

Anche a Ravenna sono nati negli ultimi anni diversi baby parking. Alcuni di loro hanno attivato al proprio interno il servizio di educatrice domiciliare che è una sorta di nido in miniatura. Una scelta che abbiamo raccontato qui.