Imprenditrici, dipendenti. Donne della politica, dell’università, delle associazioni di categoria. Donne dai nomi conosciuti e donne “normali”. Riassumere il panorama femminile che dirà la propria agli Stati Generali delle Donne dell’Emilia-Romagna in programma venerdì 27 febbraio a Bologna (Sala A della Terza Torre della Regione, viale della Fiera 8, dalle 9 alle 18) è impresa ardua. Il programma, poi, è in continua evoluzione (per consultarlo cliccare qui) visto che le donne che porteranno la propria esperienza di lavoratrici lanciando al contempo una proposta costruttiva – come ha chiesto loro la consigliera regionale di parità Rosa Amorevole – aumentano di giorno in giorno.
Basti dire che uno dei temi clou della discussione sarà la conciliazione lavoro-famiglia. Un argomento sul quale verterà anche l’intervento video di Romagna Mamma, che spiegherà cosa significa aprire un’azienda femminile in tempi come questi, dare lavoro alle donne e in particolare alle mamme, permettere loro di realizzarsi professionalmente nonostante i figli.
Rosa Amorevole, che aprirà i lavori, è entusiasta della “formula-ascolto” che è stata scelta per gli Stati Generali (di quelli nazionali avevamo parlato con Isa Maggi qui): “Le donne hanno sempre maggiori difficoltà – in ambito lavorativo – a soddisfare le proprie esigenze. La vera necessità è quella di creare risposte nuove che vadano incontro alla sempre più articolata organizzazione lavoro-famiglia. Oggi i servizi non possono più accontentarsi di coprire la fascia oraria classica 8-17. Conciliazione significa tanti modelli diversi. Vogliamo che le donne che interverranno venerdì non si lamentino solo ma ci dicano di che cosa hanno bisogno”.
Si va dal nido aziendale ai voucher, dal co-working con co-baby agli accordi delle aziende con i servizi educativi esterni: “Le risposte possono essere le più disparate. Senza dimenticare i dipendenti pubblici: si dà spesso per scontato che le donne, lì, non abbiano problemi di conciliazione. Non è così: pensiamo, per esempio, all’articolazione oraria di chi lavora nella sanità”.
E qui si apre un altro tema, quella della consapevolezza dei propri diritti e delle opportunità che esistono per soddisfarli: “Capita che le donne non siano a conoscenza delle possibilità che esistono. I voucher sono un esempio: noi siamo una delle regioni che ne ha erogati di più ma per alcune è una parola ancora vuota di significato”.
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