Conciliazione lavoro-famiglia, questo miraggio. Tra mamme a cui si nega il part-time e aziende pro-famiglia, di mezzo dovrebbe starci la politica: le leggi, in primis, e poi la loro applicazione.
Peccato che, in Italia, al momento ci siano due “provvedimenti” bloccati: da un lato il bonus “Mamma domani”, dall’altro il congedo obbligatorio di paternità ‘lungo’, sempre che lunghi possano essere considerati quindici giorni nel primo mese di vita dei figli.
Sul bonus, 800 euro che le donne possono richiedere per le prime spese legate alla gravidanza e alla vita del bambino, la legge c’è ma la procedura per inoltrare la domanda all’Inps, ancora no. Lo ha verificato mamma lavoro, ciucciochiamando direttamente al call center, dove hanno spiegato che nonostante la misura dovesse essere attiva a partire dal primo gennaio 2017, gli uffici non hanno ancora ricevuto direttive in merito alle modalità di presentazione delle richieste. E non si sanno nemmeno i tempi entro i quali la situazione verrà sbloccata. Eppure, l’operazione è gigantesca: i fondi stanziati nella legge di Bilancio ammontano a 600 milioni di euro per il 2017, che dovrebbero garantire il bonus a 750 mila famiglie, senza limiti di reddito. L’unica cosa sulla quale stare tranquilli è che la misura sarà restroattiva: le donne entrate nell’ottavo mese di gravidanza nel primo trimestre 2017, o che hanno partorito nello stesso periodo, riceveranno lo stesso gli 800 euro. 
Sul fronte degli uomini, invece, dopo che nel 2016 il congedo di patenità obbligatorio è passato a due giorni nei primi cinque mesi di vita del bambino (più due facoltativi), giace ferma in Parlamento una proposta di legge che innalza l’astensione obbligatoria dal lavoro dei papà a 15 giorni nel primo mese di vita del figlio. Proposta depositata alla Camera nell’ottobre di due anni fa e sulla quale la commissione Lavoro non ha ancora fatto partire l’esame. Se il provvedimento dovesse passare, i papà dipendenti percepirebbero una indennità giornaliera a carico dell’Inps pari al 100% della retribuzione. Stando all’indagine di Piano C, co-working milanese, i papà italiani sarebbero contenti di usufruirne.